All’indomani dei risultati del voto amministrativo che ha visto l’attuazione delle nuove province di Fermo, Barletta-Andria-Trani e Monza, vorrei condividere con i miei pochi affezionati lettori una riflessione.
Partendo da una mera questione economica il moltiplicarsi delle province ci costa dei quattrini. Tanti.
Ogni provincia necessita di servizi (prefettura, questura, CCIAA…) e porta con se’ gli organi politici,
(presidente, giunta, consiglio) oltre alla macchina burocratica vera e propria.
Inoltre, a mero titolo di esempio, in ciascun capoluogo aumentano i costi di gestione perché, ex lege, sono considerati come comuni oltre i 100.000 abitanti, per cui sono previsti 40 consiglieri oltre il sindaco anziché quelli previsti dalla fascia di popolazione nella quale ricadono.
Passando ad esaminare il caso a me più prossimo e cioè quello della provincia di Monza, essa si presenta innegabilmente con un continuum urbanistico con la contigua provincia di Milano, tanto che si può considerare parte integrante dell’area metropolitana Milanese a seguito del progressivo processo di agglomerazione verificatosi nel corso dei decenni. A tale proposito quello che serve è un ente (se l’idea di avere un’area metropolitana vi spaventa, possiamo anche continuare a chiamarlo “Provincia”) che funga da coordinamento per gli interessi sovracomunali. Pensiamo alla pianificazione territoriale, a quella viabilistica e trasportistica, al coordinamento delle polizie locali, alla tutela dell’ambiente… Il nostro territorio è oramai troppo integrato perché ogni comune faccia per conto proprio e badi solo al proprio territorio.
Tenuto conto di quanto sopra, secondo voi quali problemi risolve l’aver tracciato una linea di confine provinciale tra Sesto e Monza?